Se le cartoline della prima metà del Novecento trasmettevano un'immagine idilliaca del paese, riassunta dai principali monumenti (che si trattasse di quelli del passato o delle costruzioni "contemporanee") e da scorci descrittivi e suggestivi al tempo stesso delle vie e piazze cittadine, luoghi per eccellenza della vita di comunità, dagli anni Sessanta in poi lo sguardo indagatore del fotografo cambia obiettivo.
Sono gli anni dell'espansione industriale di Bellusco, che vede trasformare, in maniera rapida e profonda, non solo il proprio assetto economico e sociale ma anche il suo panorama urbano: nuove case, che sempre più spesso assumono la tipologia del palazzo a più piani, imponendosi su un tessuto urbano ancora minuto e scarsamente elevato; nuove fabbriche, magazzini e impianti industriali che invadono le aree periferiche del paese, dando loro una nuova funzione e sovente cambiando la percezione dell'abitato dall'esterno.
Oltre ai simboli dell'incipiente "modernità", le nuove cartoline degli anni Ottanta riservano un posto nella memoria pubblica agli eventi più eclatanti, come la nevicata del gennaio 1985, definita "storica" nei titoli delle cartoline stesse, che offre l'occasione di osservare con occhi diversi scorci altrimenti anonimi o trascurati di una città romanticamente immersa nel bianco.
Segni di modernità
Già dopo la Prima Guerra Mondiale Bellusco vede nascere le prime imprese artigianali e commerciali, fenomeno che si intensifica negli anni Venti con l’insediamento di due grandi stabilimenti tessili, la “Torcitura Balbis & Bari” e la “Tessitura Carozzi”: quest’ultima va incontro ad un rapidissimo sviluppo assai rapido, tanto che nel 1938, a distanza di pochi anni dall’apertura, contava già 254 operai.
La vera e propria industrializzazione, tuttavia, si verifica nel secondo dopoguerra e, in particolare, a partire dagli anni Sessanta, quando la comparsa di nuovi stabilimenti consente definitivamente al paese di passare da una economia prevalentemente agricola a quella industriale.
Le nuove aziende sono di diversa dimensione, dalla fabbrica artigianale ai grandi stabilimenti, e operano nel settore metallurgico, plastico e tessile dando lavoro anche a molte donne, innescando una profonda trasformazione negli assetti della famiglia e della società.
Non è un caso che alcune cartoline di questi anni immortalino due delle principali aziende belluschesi: il calzaturificio “Bloch & Bloch” (risalente al 1960), che impegnava oltre 600 operai, in maggior parte donne, e la già menzionata “Tessitura Carozzi”, fondata nel 1927 dal Cavalier Angelo Carozzi.
All’inizio degli anni Settanta, tuttavia, un periodo di recessione e stasi costringe questi impianti a processi di ristrutturazione e di riconversione tecnologica, se non addirittura alla chiusura degli stabilimenti nel corso degli anni successivi.